Come scrivere bene online: consigli per pubblicare contenuti di successo sul tuo sito

Come scrivere bene online: consigli per pubblicare contenuti di successo sul tuo sito

Se hai aperto un sito o blog, puoi proclamare con arroganza che il tuo mestiere è scrivere, e nessuno potrebbe smentirti. E proprio perché è verissimo – un blog, che è solo un tipo di sito ma pur sempre un sito, vive di parole scritte – hai anche la grande responsabilità morale di diffondere online contenuti di qualità, combattere gli errori ortografici e grammaticali, e, se possibile, evitare anche la proliferazione di informazioni scorrette.

In questa guida, cercheremo di definire consigli e buone pratiche che siano applicabili a qualsiasi contenuto del tuo sito, da un semplice articolo, a una ricetta, a una raccolta, un tutorial o una recensione, e che, insomma, ti aiutino ad accompagnare efficacemente il lettore (e Google) nella fruizione del testo e nell’utilizzo delle nozioni in esso contenute.

Partiamo da cosa si nasconde dietro la parola contenuto, per poi analizzare i principali fattori grammaticali e ortografici a cui fare attenzione mentre si scrive. Infine, affronteremo il significato dell’espressione “usare parole semplici e comprensibili“, per poi ripassare tre regole utili alla scrittura di ricette, guide e tutorial.

Cosa intendiamo per “contenuto”

Un contenuto è fatto di testo. Un testo è la Manhattan del tuo blog, un’isola, ed è composto di parole. Le parole sono ponti, e sono l’unico modo per portare sulla nostra isola persone, beni ed opportunità. E se si spera di attrarre relazioni di valore, quanto è importante scegliere con cura queste parole!

Lo scrittore Italo Calvino lo ha scritto nel capitolo sull’esattezza de Le Lezioni americane:

Mi sembra che il linguaggio venga sempre usato in modo approssimativo, casuale, sbadato, e ne provo un fastidio intollerabile.

Non si creda che questa mia reazione corrisponda a un’intolleranza per il prossimo: il fastidio peggiore lo provo sentendo parlare me stesso.

Per questo cerco di parlare il meno possibile, e se preferisco scrivere è perché scrivendo posso correggere ogni frase tante volte quanto è necessario per arrivare non dico a essere soddisfatto delle mie parole, ma almeno a eliminare le ragioni d’insoddisfazione di cui posso rendermi conto.

Scrivere, rileggere e correggere un testo sono dunque fondamentali per:

  • trovare errori di battitura e di distrazione;
  • per sostituire parole generiche e luoghi comuni;
  • per espandere concetti e renderli più trasparenti;
  • per selezionare parole più gentili, verso chi legge e verso il tema di cui si parla.

Per rendere un contenuto ciò che è, un ponte verso altri mondi.

Altrettanto importante è il contrario, scegliere cosa non scrivere.

Se usi l’intelligenza artificiale per redigere testi, per esempio, li ricontrolli e li correggi prima di inserirli sul tuo sito?

È sicuramente più facile e veloce incollarli e basta, così come sono, ma ne è anche subito evidente la provenienza non umana. Anche perché un testo scritto da un’IA si riconosce facilmente in questo modo:

  • usa parole lunghe e riempitivi;
  • il flusso del discorso non è naturale;
  • non sono presenti opinioni personali;
  • manca di emozioni e personalità;
  • parole e frasi si ripetono, spesso immotivatamente;
  • mancano citazioni o fonti attendibili;
  • non c’è gergo specifico o linguaggio informale.

L’IA è solo un esempio, e non è sbagliato in assoluto utilizzarla, come qualsiasi altro strumento: è molto utile per esempio per aiutarsi a correggere gli errori di grammatica e ortografia, mentre è molto meno utile a farsi conoscere e riconoscere, o ad offrire l’autenticità della propria esperienza e delle proprie opinioni.

Un piccolo esercizio di riflessione per te

Cosa vorresti trasmettere alle persone con i tuoi contenuti?

Forse autorevolezza, forse professionalità? Oppure ancora empatia o cura?

Risponditi con una sola parola.

Ora prova a rileggere il tuo ultimo articolo, tutorial, raccolta o ricetta: cosa ti trasmette?

Se non ti fidi di te, chiedi a qualcun altro di cui hai stima di leggerlo e di dirti che sensazione gli rimane addosso dopo la lettura.

Grammatica e ortografia sono fattori chiave per il successo del tuo sito

Passiamo ora ai consigli più pratici, perché la riflessione possa sfocia naturalmente in un’azione concreta.

Prima di tutto, assicurati di scrivere in buon italianorileggi più di una volta il testo per evitare refusi, errori di battitura o di grammatica, e ripetizioni inutili.

    Fai attenzione in particolare:

    • accenti corretti, soprattutto sulla lettera e: “è” ha accento grave, non “é”, “perché” invece ha accento acuto, non è “perchè”. E soprattutto non usare: e’ o perche’.
    • apostrofi nel posto giusto e se necessari: un’ quando è seguito da sostantivo femminile, “un’amica” per esempio. Qual è senza apostrofo invece.
    • plurali irregolari: si scrive con la i [-cie, -gie] quando -cia e -gia sono preceduti da una vocale (camicia /camicie), – si scrive senza i quando -cia e -gia sono preceduti da una consonante (freccia /frecce).

    Poi, evita costruzioni ridondanti, e frasi fatte impersonali.

    La newsletter Linguetta ci consiglia di evitare, per esempio:

    • quello che o quella che (e plurali).

    Per fare le cose è sufficiente farle, senza ripetere che si stanno facendo. Che è un po’ come quando scriviamo un’email o un messaggio: non serve dire “ti scrivo per.

    Ridurre il numero di parole, aiuta chi riceve un messaggio a capirlo con più facilità e immediatezza.

    • andiamo a

    Perché siamo sempre lì: basta dire che lo facciamo, quel qualcosa. Senza che il verbo andare diventi ausiliare, come in questi esempi che mi sono appuntato:

    e ora andiamo a frullare

    questo errore lo andrà a pagare

    adesso vado a condividere la mia presentazione

    • l’uso di vedere

    il libro che vedrà la luce a metà settembre
    → il libro che uscirà a settembre

    la storia che vede come protagonista Kate Winslet
    → la storia che ha per protagonista Kate Winslet

    Anche in questo caso gli interventi di correzione sono minimi – un altro verbo da usare, lo stesso verbo però coniugato, l’uso di preposizioni articolate o semplici.

    Fonte: Andrea Alesci, Linguetta in In poche parole.

    Altri consigli generali per rendere un testo più fruibile

    • Scegli un font ben leggibile sul sito, per non affaticare la lettura.
    • Suddividi il testo in paragrafi per evitare l’effetto “muro di testo”.
    • Evidenzia le informazioni più importanti, usando il grassetto, selezionabile dal menu in alto a sinistra, e/o gli elenchi puntati.
    • Includi, se sono utili, citazioni da fonti autorevoli, ma non copiare e incollare interi paragrafi.
    • Usa immagini, video e grafiche per dare respiro al tuo testo.
    • Se usi strumenti di intelligenza artificiale generativa per creare contenuti testuali o visuali, indicalo chiaramente all’utente per trasparenza.

    E come dice Andrea Alesci in Linguetta:

    In fondo, si tratta sempre di pensare a chi ci ascolta, perché la lingua è un esercizio di cura reciproco.


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    Cosa significa usare parole semplici e comprensibili quando si scrive

    “Usare parole chiare e comprensibili a tutti” è uno dei consigli di scrittura che ci siamo dati anche qui in questo nostro spazio: ma cosa significa davvero?

    Avremmo faticato a circoscrivere questo concetto, ma la dottoressa Sechi sopraggiunge in nostro aiuto:

    Il primo errore è pensare che si possa stabilire a priori cosa sia chiaro, specialmente per gli altri. […]

    Mia madre insegnava alle scuole medie. Una delle cose che mi ha ripetuto più spesso è: non chiedere “hai capito?”, chiedi “mi sono spiegata?”, facendomi notare che ho la responsabilità di scegliere le parole adatte a chi mi ascolta, di fare in modo che la comprensione sia alla sua portata.

    La chiarezza, dicevamo, non si stabilisce dall’alto. Cosa possiamo fare, quindi?

    Conoscere chi incontrerà le nostre parole. Capire i destinatari, il loro modo di ragionare, le motivazioni che li portano a leggere ciò che abbiamo scritto, ci aiuta a scegliere le parole più adatte.

    Tenere conto del livello di conoscenza dell’argomento. Scriviamo di medicina per primari d’ospedale o per pazienti che cercano informazioni su come svolgere le analisi?

    Conoscere il contesto in cui le nostre parole saranno incontrate. È una situazione carica d’ansia? Quanto tempo ha a disposizione chi legge per decifrare il nostro messaggio? È un contesto già carico di altre informazioni o stimoli?

    Fonte: Letizia Sechi, Alternate Takes in Come scegliere parole semplici.

    Sono tre riflessioni che alla fine mettono radici in un comune terreno: l’empatia. Sapersi mettere nei panni degli altri, di chi leggerà i miei contenuti, per provare a plasmare il testo proprio per loro.

    Possiamo scrivere per il nostro piacere personale, ma se vogliamo farlo bene, dobbiamo scrivere per gli altri.

    Un altro consiglio molto comune è di “usare parole e frasi semplici” e anche qui è legittimo domandarsi: quello che per noi è semplice lo è anche per te?

    Treccani definisce semplice ciò «che è costituito di un solo elemento e non può risolversi perciò in ulteriori componenti». Potrei pensare, quindi, che quando cerchiamo la semplicità desideriamo avere a che fare con una cosa per volta, per esempio. Invece ci troviamo in genere davanti a cose complesse o, peggio, complicate.

    La complessità non è per forza anche complicata. […] Complesso è un miscuglio, un insieme di cose che possono essere anche molto semplici, ma che insieme generano qualcosa di nuovo e completamente diverso, da cui a volte non sai cosa aspettarti.

    La sfida è gestire la complessità in modo che non sia complicata: la semplicità è uno stato mentale, fortemente legato alla comprensione. […]

    Per poterti orientare [in un contenuto o in un sito ] hai bisogno di trovare le informazioni al momento e al posto giusto: informazioni ben organizzate, che tengono conto dei modelli mentali di chi le incontra, fanno la differenza tra orientarsi o perdersi.

    Gestire la complessità attraverso il linguaggio può voler dire, per esempio, lavorare sulla sintesi, sulla scelta di parole comprensibili per un numero più ampio di persone, sulla coerenza. Uno sforzo che sposta la fatica su chi scrive per aumentare le opportunità di comprensione di chi legge.

    Fonte: Letizia Sechi, Alternate Takes in Contro la semplicità propongo la chiarezza.

    Non c’è una regola matematica per capire se una parola è considerabile semplice, o se un testo sarà comprensibile al 100%, ma è lo sforzo di immedesimazione in un potenziale lettore a fare la differenza.

    Semplificare un testo complesso è un processo stratificato, che dopo aver scritto una prima versione, ti richiederà di tornare sul testo una o più volte. Come suggerisce Letizia Sechi, puoi provare a chiederti:

    • Dopo una seconda rilettura, cosa elimini e cosa tieni?
    • Quali parole o frasi ti sembrano complicate?
    • Quanta fatica ti costano queste scelte?
    • Cosa ti spinge a prendere queste decisioni?

    Capiamo che possa sembrare un lavoro incompatibile con la tua vita attuale, e con il poco tempo che hai da dedicare al blog.

    Non preoccuparti e non sentirti in dovere di applicare tutto subito: fermarsi un attimo a pensarci è già un enorme passo avanti.

    3 consigli per scrivere ricette, guide e tutorial

    Concludiamo questo nostro percorso con un approfondimento speciale per contenuti in formato ricetta, guida o tutorial, che condividono l’obiettivo di accompagnare passo passo alla realizzazione e conclusione di un progetto.

    • Coltiva la generosità.

    Non c’è dubbio: aggiungere uno strumento in più, un’indicazione di cottura o un dettaglio di un passaggio ostico è sempre una buona idea.
    Scrivere ricette – guide o tutorial – di successo significa pensare in anticipo a un ambiente sconosciuto con attrezzatura verosimilmente diversa, più o meno ricca; qualità di ingredienti o di strumenti differente, e anche un’esperienza – culinaria o manuale – che può variare anche molto dalla propria. La generosità nelle spiegazioni e nei consigli aiuta a colmare queste differenze e ad offrire un’esperienza il più possibile positiva al lettore. Per farlo tornare una seconda volta, e si spera anche dopo!
    Se leggi volentieri in inglese, qui si approfondisce l’argomento: https://www.stainedpagenews.com/p/other-kitchens-other-cooks-generosity

    • Usa più parole, ma sii semplice.

    Da un lato, la questione è chiara: the answer, I find, is simply writing longer recipes. Per assicurare all’utente un risultato ottimale, bisogna scrivere ricette – leggi anche: guide o tutorial – più lunghe.

    Dall’altro, proprio per le differenze di cui parlavamo prima, è importante utilizzare un linguaggio comprensibile a tutti, chi segue tutto alla lettera, chi prende solo ispirazione e fa di testa sua, e anche chi si trova in mezzo.

    • Dai indicazioni precise.

    Che poi è l’applicazione pratica del mantra: “non dare nulla per scontato”.

    Se un passaggio è fondamentale per portare a termine il progetto o la ricetta, scrivilo chiaramente, e spiega perché.

    Fai altrettanto se invece è possibile modificare alcuni elementi senza inficiare il risulta finale.

    Possiamo riassumere così:

    Spiega ai lettori quali sono i passaggi essenziali e perché lo sono.

    Prevedi sostituzioni e varianti se vogliono farle.

    Sii sufficientemente dettagliato da farli sentire sicuri, ma non troppo da confonderli.

    Impiega più parole, sì, ma che siano chiare e semplici.

    Chiedi ai lettori di fidarsi del tuo contenuto, ma confida anche tu nelle loro capacità, lasciandoli liberi di sperimentare in alcune fasi.

    Fonte: Stained Page News, Sticklers, Improvisors and “Following recipes, traduzione mia.

    Nella loro semplicità, ci sono sembrati veri esempi pratici di cosa significa mettersi nei panni delle persone quando si scrive.

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